Svelare un segreto è un atto di cura. Un atto di amore verso se stess@.
Nel mio lavoro di terapeuta, incontro spesso – quasi sempre – una realtà dolorosa: i segreti che le persone portano dentro, pesanti come macigni. Li tengono stretti, li trascinano con sé, impedendosi di respirare. Ogni sguardo, ogni parola ricevuta sembra gridare: “Mi hanno scoperto!” E allora il pensiero corre, la mente si affolla di paranoie, le persone si allontanano, isolate in prigioni invisibili.
Quando davanti a me si apre una persona chiusa, con bassa autostima, relazioni superficiali, già sento che qualcosa si nasconde dietro quella corazza. Non ho fretta. A volte il segreto impiega mesi, a volte anni, prima di trovare la via per uscire.
E quando accade… il corpo parla, si chiude, trema, la paura è intensa. Paura che quel mostro cresciuto nel silenzio diventi reale, che la catastrofe immaginata per anni si compia. E poi accade il miracolo: io sono lì, attenta, presente, amorevole. Osservo, accolgo, perché so quanto sia difficile. Le parole pronunciate finalmente si alleggeriscono, si liberano, e il peso che portavano si dissolve.
Io custodisco quelle paure e le trasformo. Il mio sguardo dice: “Va tutto bene. Ci sono. Ti capisco.” Aiutare una persona a ritrovare la propria innocenza è un percorso delicato. Ma, in anni di lavoro, nessuno mi ha mai raccontato qualcosa di “terribile”. Terribile è solo il dolore che ci portiamo dentro: gli anni di giudizio, di autoaccusa, di incomprensione dei nostri stessi pensieri, delle nostre azioni. Anni in cui la sfiducia ci ha guidato lontano dal nostro tempio: il corpo e le emozioni.
Sì, è vero. Noi esseri umani abbiamo molta strada da fare per ritrovare la nostra luce, la nostra divinità ma nel fondo abbiamo una parte sana, che solo smettiamo di contattare.
Svelare un segreto è un atto di coraggio, di amore e di cura. E ogni volta, dopo, arrivano i sorrisi. La gioia. La libertà. E io sono grata di poter essere testimone, ogni volta, di questo miracolo
